Abbiamo incontrato il numero uno del golf Italiano Matteo
Manassero durante il 70° Open d’Italia
Lindt e ci ha confidato il suo sogno, partecipare alla prossima Ryder cup.
Matteo è ora al quinto posto della Race to Dubai dove i migliori golfisti del
mondo si incontreranno a novembre per contendersi un montepremi super
milionario. Il ventenne veronese è diventato un vero e proprio idolo per molti
giovani, perché nonostante le sue ultime importanti vittorie, è rimasto con i
piedi per terra, dimostrandosi sempre disponibile con l’umiltà di un vero
campione.
Abbiamo visto con quanta voglia di vincere hai giocato
questa edizione dell’Open d’italia che si è svolta al circolo golf Torino la
Mandria Il percorso che ha visto crescere i fratelli Molinari.
D: Sei entrato nella "tana
dei fratelli Molinari, che sensazione hai avuto?
R: E’ stata una bellissima sensazione, ma non è stata
particolarmente diversa rispetto agli altri Open d’Italia. Conoscevo bene il
campo, l’ho giocato molte volte anche se visto il risultato non mi ha portato
particolare fortuna, comunque per me è stato uno straordinario Open d’Italia
con un pubblico meraviglioso.
D: Quali sono le caratteristiche che hanno differenziato il
Circolo Torino, rispetto al Royal Park I Roveri?
In verità non credo ci siano state grandi differenze tra i
due percorsi. La lunghezza era analoga, le buche sempre circondate da alberi
con la presenza di molta acqua. Quest’anno ci sono stati punteggi molto più alti
perché il campo è stato preparato in maniera severa con rough alti e conseguente
minor margine di errore. Questo probabilmente ha fatto la differenza rispetto al
precedente campo che in realtà si presentava con caratteristiche diverse in
particolare nel bordo fairway.
D: Quale buca ti ha messo più in difficoltà?
Credo che la parte finale del Golf Torino sia stata molto
complicata, in particolare la 17, un par 4 piuttosto lungo e l’insidiosa 18, dove
probabilmente si sono visti pochi birdie.
D: Durante quale momento di gara hai capito che non era il
‘’tuo ‘’ torneo?
Sicuramente sabato è stato un giorno molto importante, anche
se giocavo bene capivo che la fortuna non era dalla mia parte
D: Sei arrivato al torneo con un’ ottima forma fisica dovuta
alla tua rigorosa dieta, ne hai tratto benefici?
Sono davvero soddisfatto del lavoro che ho svolto e mi sento
molto meglio perché era un passo dovuto nella crescita del mio gioco. Sicuramente
la forma fisica mi ha aiutato e lo percepito anche sul campo e durante il
lavoro di allenamento.
D: Dopo aver centrato diversi traguardi così velocemente
quale tra i tuoi sogni è rimasto quello da coronare?
Se parliamo di sogni, sicuramente la conquista di un Major è
la consacrazione che cambia
completamente la carriera di un giocatore, ma vorrei vivere l’esperienza di una
Ryder Cup, anche se i due sogni credo siano legati tra loro visto che se vinci
un Major molto facilmente sarai convocato per una Ryder.
D: Quindi quale Major
vorresti vincere?
Senza dubbio il Master, traguardo per eccellenza di ogni
giocatore di Golf.
D: La Ryder Cup non sembra poi cosi lontana dalla tua
portata.
Comunque resta un grande obiettivo perché ci sono tanti
giocatori forti, ci vuole un grande impegno e sacrificio, ovviamente è già un
obiettivo e farò il massimo per arrivarci fin dal prossimo anno.
D: Quanto influisce l’attrezzatura sul tuo gioco?
E’ determinante, si stanno facendo passi da gigante nella
tecnologia e diventa sempre più importante provarla e testarla per migliorare
tecnica e gioco.
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